Territorio:
la Gallura

 

(Gaddùra /ga'ɖːura/ in gallurese e in sardo)

è una subregione storica e geografica della Sardegna. Comprende la parte nord-orientale dell'isola, dal fiume Coghinas che la delimita a ovest, passando poi per il massiccio del Limbara, che ne delimita la parte meridionale, fino al massiccio del monte Nieddu a sudest, nei comuni di San Teodoro e Budoni.

La Gallura è caratterizzata da un'economia solida dove prevalgono, oltre al rinomato settore turistico, l'industria del sughero e del granito, nelle quali ha raggiunto primati a livello internazionale.

I centri più importanti sono Olbia, Arzachena e La Maddalena per quanto riguarda il settore turistico (la rinomata Costa Smeralda), Calangianus e Tempio Pausania per l’industrializzazione (si è qui sviluppata l'industria sugheriera più grande in Italia e tra le maggiori al mondo).

La lingua sarda ha qui risentito il popolamento delle genti corse: il gallurese deriva dal mescolamento tra sardo logudorese e lingua corsa. ll territorio è nella provincia di Sassari.

Il significato del coronimo "Gaddùra/Caddùra" che appare nelle prime testimonianze scritte del XI-XII secolo, sarebbe "rocciosa, sassosa", ipotesi che pare confermata dalla natura prevalentemente montuosa del territorio gallurese, specie se paragonata a quella pianeggiante o collinare del confinante Logudoro.

Origini e preistoria

La più antica presenza certa dell'uomo in Gallura risale al neolitico con la comparsa della ceramica cardiale. Ad Aglientu in località Lu Littaroni e a cala Corsara nell'isola di Spargi è stata trovata una grande quantità di ceramica e di ossidiana proveniente dal monte Arci.

Questo indica, ancora una volta, la Gallura come passaggio obbligato "dell'oro bianco e nero" nell'antichità. L'attuale Gallura è stata popolata da corsi fin dall'antichità preromana. In epoca nuragica la Gallura ha costituito una testa di ponte per la diffusione della cultura nuragica nel sud della Corsica.

Periodo Romano

Dopo la conquista della Sardegna da parte dei romani (238 a.C.) la città di fondazione punica di Olbia assume notevole importanza essendo il porto maggiormente vicino alla penisola. Altre città romane degne di nota sorte in Gallura sono Calangiani, Gemellae, Tertium.

Periodo Giudicale e Pisano: Il Giudicato di Gallura

Dopo il decadimento di Olbia a seguito delle incursioni barbare dal 594, la sede vescovile viene insediata a Phausiana per iniziativa del papa Gregorio Magno. Nel medioevo, dalla metà del IX secolo la Gallura costituisce uno dei quattro giudicati (o regni) autonomi in cui era divisa l'isola. Il Giudicato comprendeva le attuali regioni storiche della Gallura, delle Baronie e parte del Nuorese, con capitale Civita, ribattezzata Terranova dai pisani nel tardo periodo giudicale.

Nel 1073 in una epistola che il papa Gregorio VII indirizza ai Giudici sardi per invitarli alla sottomissione alla chiesa di Roma compare per la prima volta la denominazione "Gallura" nel riferimento Costantinus Gallurensis. In successivi documenti comparirà anche nelle forme Gallul, Gallulu, Gallula e poi Gallura. Occorrerà invece attendere una Carta Pisana della metà del XIII secolo per veder riportato il termine Galorj su una carta geografica. Nel periodo giudicale, fino al 1600 circa, i centri principali del giudicato sono le attuali Tempio Pausania e Calangianus (Tempio e Calanjanus in Gemini).

Periodo Aragonese e Iberico

In periodo tardo medioevale e aragonese all'abbandono di Civita (che diviene Terranòa) e allo spopolamento delle coste oppresse dalle incursioni piratesche arabe corrisponde un maggiore sviluppo delle zone interne e delle città di Tempio e Calangianus, le quali diverranno le due città principali della Gallura, favorite dalla posizione che le preservava da barbari e pestilenze.

Periodo Sabaudo

Per lunghi decenni la regione fu ribelle ad ogni autorità. Intorno al 1810 la regione fu lacerata dallo scontro furibondo di un consistente e numeroso gruppo di fazioni tempiesi. La situazione di ingovernabilità della Gallura viene sottolineata con estrema chiarezza nel resoconto della Regia delegazione per la pacificazione della Gallura del 1813. In tale relazione si denunciarono le numerose e feroci faide che insanguinavano la regione. Il 9 maggio 1813 davanti al notaio di Tempio, Apollinare Fois-Cabras si rogarono le “paci” seguite da un atto di grazia del Re emanato con decreto del 29 dello stesso mese. Nella Gallura marittima le cose non andavano meglio. L'epilogo di una faida lunga e sanguinosa fu siglato con le paci del 1850 tra gli Orecchioni e i Vincentelli di Santa Teresa di Gallura. Nel 1839 la sede vescovile viene trasferita da Olbia a Tempio che nello stesso periodo era stata elevata al rango di città (1836) e di capoluogo di provincia (dal 1807 al 1821 e dal 1833 al 1859).

XX secolo e periodo contemporaneo

Con la fine dell'Ottocento e il XX secolo con il miglioramento dei collegamenti si è invertita la tendenza insediativa a favore della fascia costiera e della città di Olbia che ha anche beneficiato della nascente Costa Smeralda insieme a Arzachena, Palau, Santa Teresa e San Teodoro.

In Gallura, oltre all'italiano, si parlano essenzialmente due lingue: il gallurese, classificato come una lingua sardo-corsa o una varietà del corso meridionale affine ai dialetti del Sartenese, e il sardo logudorese.